Una parola buona per tutti

 

Pace, eh.

Pace, eh.



Il torpore dell’estate non è ancora finito, vetrine e aziende non hanno ancora riaperto in massa, ma forse è ora di darci tutti una svegliata, per il bene della cosa chiamata Fumetto, che sarebbe il caso di proteggere e incentivare meglio. Basterebbe poco. Io qualche idea ce l’avrei.

Editori! La prossima volta che una grossa fiera, di quelle dove si danno dei premi, comunica al mondo la selezione dei finalisti, perché non facciamo tutti un comunicato stampa comune, per far capire al Quarto Potere che si tratta di una cosa seria? Sì, è vero, spesso quella selezione dei finalisti viene fatta con criteri soggettivi, ma è quella la lista che conta. È editorialmente significativa, ci sono sempre dentro tutti i player importanti e qualche outsider degno di nota. Se diventasse una notizia mediaticamente rilevante, sarebbe più facile far capire a buyer, distributori, reti promozionali che quella trentina di titoli deve essere in tutti i punti vendita, in quel periodo.

Fiere! Rendetevi conto che il vostro servizio non termina quando si aprono i cancelli il primo giorno. Oltre al fatto che dovete fare tutte uno sforzo logistico in più per non costringere i vostri visitatori (=clienti. Quelli che hanno sempre ragione) a lunghissime attese o chiusure inopinate dei cancelli durante il giorno, non potete smettere di aggiornare il vostro sito e i social media durante i giorni dei vostri eventi. Perché nessuno aggiorna in tempo reale con i vincitori dei premi? Forse perché in realtà essi non contano davvero nulla? Possiamo cambiare questa cosa, da subito, dando al tema la giusta attenzione.

Distributori! Di tanto in tanto perfino su Gaza non cadono missili. Per trenta giorni riuscite a evadere ogni ordine che ricevete, e non solo quelli per le novità? Ci state facendo fare la figura degli idioti. Un commento a un mio recente post diceva “evidentemente la BAO vive fuori dalla realtà, se non sa cosa fanno i suoi distributori”. La realtà è che nessun editore lo sa veramente, perché voi fate quello che vi pare, o quello che vi riesce date le carenze organizzative. Se i nostri sconti (=soldi) vi fanno comodo per la vendita delle novità, credo che in un mese solo scoprireste quanto riordine vi state perdendo.

Librai generalisti! Io giro i vostri scaffali, e spesso i fumetti li avete, ma disposti a cazzo di cane. Vi assicuro che se esponeste diversamente la merce che già avete, vendereste di più. Vi interessa un po’ di tutorial da qui per migliorare le cose? È poca cosa, ma sarebbe un inizio. Voi non siete abituati ai long seller legati al collezionismo che sono tipici dell’editoria a fumetti. Avete bisogno che qualcuno vi contestualizzi meglio quel mercato, se non volete perdere vendite.

Fumetterie! Io ci provo, a difendervi, ma da una certa parte del pubblico non siete amate. Forse perché, come molti editori tradizionali, vi curate solo i clienti che già ci sono, sperando di tenerveli tutti (ma è una pia illusione) e non trovate il modo di attirarne degli altri. Per noi editori è vitale che ci siate, perché abbiamo bisogno di luoghi dove la nostra qualità si possa sfogliare e toccare. Ma qualcosa deve cambiare. Dovete offrire qualcosa che i grandi operatori commerciali non hanno. E in parte deve essere qualcosa che vi diamo noi editori. Siete disposti ad ascoltare i nostri suggerimenti, o in fondo vi va bene così? Perché noi abbiamo un sacco di idee, il cui unico difetto è che non possiamo venire lì a metterle in pratica al posto vostro.

Lettori! Voi avete il coltello dalla parte del manico, e ogni diritto di far valere il vostro peso. Ma non fatelo solo decidendo a chi dare i vostri soldi. Se volete che le cose migliorino (in termini di servizio, offerta, qualità, praticità di ottenimento dei libri) dovete parlare. Farlo sapere ai librai, alle fumetterie. Se la vostra sola bussola nell’orientarvi agli acquisti è il prezzo, be’, sappiate che il prezzo è quello stampato dietro ai libri. Nessuno è tenuto a farvi lo sconto. In certi paesi lo stanno vietando con ferrea determinazione. Se un libraio riesce a convincervi ad andare da lui, vi lascia sfogliare e valutare un libro, e poi voi lo salutate e andate a comprarlo online, la colpa non è di Amazon, è del libraio, che non ha saputo darvi motivi per dare a lui i vostri soldi. Fategli capire perché.

Io non credo al cinismo. Siamo qui per passione, amiamo parlare di ciò che facciamo e farci consigliare dagli amici. Andiamo fieri delle nostre collezioni e ci stupiamo quando un libro si dimostra particolarmente bello matericamente e narrativamente. Il mercato sta crescendo, ma gli editori tradizionali vendono sempre meno, infatti per proteggere il fatturato devono pubblicare sempre più titoli. Io ho la fortuna di lavorare in una casa editrice in crescita, in controtendenza con l’andamento generale dell’economia, e tutto ciò che chiedo in più è che non sia mai difficile reperire i nostri libri. Potrei dire a tutti di comprare dalle librerie online o dal nostro shop, sempre e comunque, senza darmi troppa pena, ma i giorni della BAO Boutique e certi momenti alle fiere mi hanno insegnato che non c’è una gioia più grande, per uno che di mestiere fa cose fragili e impermanenti come i libri, di vedere il sorriso di chi tocca i frutti del mio mestiere. E il lettore che ha potuto valutare serenamente la qualità di ciò che facciamo torna di certo. Non sono certo che sia vero anche per chi si deve sempre fidare di acquisti a scatola chiusa.

Fatelo per soldi, se dovete, ma fatelo. Vi stiamo dando armi efficaci, credibilità con i media (erano decenni che il TG1 delle venti non aveva un fumetto nei titoli di apertura, sapete?) e il prodotto migliore che si sia mai visto da tanto, tanto tempo. E non parlo solo del prodotto BAO.
Questo paese ha la capacità innata di uccidere qualunque entusiasmo. Siamo bravi a resistere, a sopravvivere, ma abbiamo perso il gusto di costruire. Be’, il mio entusiasmo non è una quantità finita, è alimentato dagli autori, dai collaboratori, dai lettori, dalle storie. Le cose stanno già migliorando, basta smettere di opporre resistenza e unirsi allo sforzo.

Peace.

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“Se” – Settima puntata (Devo farvi incazzare)

Il Maneki-Neko porta grana. Aprire la bocca senza pensare porta grane.

Il Maneki-Neko porta grana. Aprire la bocca senza pensare porta grane.

Se la smetti di domandarti “Come posso spendere di meno?” e cominci a chiederti “Come posso guadagnare di più?” scoprirai di aver cambiato marcia da “crisi” a “ripresa”.*
(Se ci pensi da lettore, e sostituisci “guadagnare” con “ottenere”, capirai chi ti prende in giro e chi cerca di darti di più. In tutti gli ambiti della tua esperienza con l’Editoria.**)

* Fumetterie, volete il reso? BAO ve l’ha offerto. Lo volete con la stessa scontistica che avete per il conto assoluto? Non esiste in economia, è un assurdo. ***

** Lettori, ma davvero la sola cosa che vi importa è pagare il 15% in meno i libri? Toccarli, valutarli, farvi un’idea non conta nulla? Il consiglio del libraio? Eppure il 40% di voi compra ancora in fumetteria. Un perché ci sarà. ****

*** Non pubblicherò i vostri commenti qui e li cancellerò da Facebook. Risparmiatevi brutte figure. Se volete parlare, SUL SERIO, scrivetemi privatamente.  *****

**** Sapete qual è il solo modo in cui i prezzi dei fumetti possono scendere? Se ne comprate di più. *****

***** Noi non possiamo sapere dei disservizi della distribuzione. Per quanto ci riguarda, tutti i nostri libri sono sempre disponibili. Anziché fare i complottisti, quando qualcosa non funziona, segnalatecelo. Costringeremo i distributori a lavorare meglio. QUESTA è democrazia partecipata, non riavere il Winner Taco. ******

****** Mi sento David Foster Wallace a fare note alle note delle note. Sappiate che tutto quello che direte in reazione a questo post mi rovinerà l’umore per giorni. Ma il mio lavoro è portare tanti ottimi fumetti sotto gli occhi di più persone possibile e far sì che quelle persone siano contente dell’esperienza, dal momento in cui apprendono dell’esistenza di quei fumetti al momento in cui finiscono di leggerne l’ultima pagina. Tutto ciò che mi ostacola in questo compito è il nemico. Quindi ben venga il mio fegato ingrossato, se serve a cominciare a farvi ragionare.

Perché è importante ordinare i fumetti in fumetteria

La fumetteria Secret Headquarters di Los Angeles.

La fumetteria Secret Headquarters di Los Angeles.

Magari siete di quelli che i fumetti li ordinano solo online. Oppure li avete scoperti in libreria, e credete che tutto il Fumetto che esiste al mondo si trovi nello stesso posto dove comprate i romanzi in prosa.
Ma forse ormai avete la scimmia dei fumetti e dovete andare a fondo della faccenda. Vi serve un professionista. Uno che mastica comics, bande déssinée, historietas, quadrinhos a colazione, pranzo e cena. Vi serve un uomo con una fumetteria ben fornita.
Alla prima visita vi sembrerà di essere nel paese dei balocchi, ma se tornerete a studiare quegli scaffali più volte, man mano che la vostra consapevolezza di ciò che viene pubblicato aumenta, vi renderete conto che molte delle cose che dovrebbero essere esposte non ci sono.
Dove sono? Ammesso che ci siano, sono nel retrobottega.
Le fumetterie sono costrette a smaltire tutto ciò che ordinano. Diversamente da edicolanti e librai generalisti, non possono rendere gli invenduti. Pertanto, ogni mese, quando ordinano le novità, si basano su ciò che i clienti, consultando i cataloghi dei distributori, hanno già prenotato. La crisi economica e la concorrenza di altri operatori commerciali ha fatto sì che ormai, fatti salvi i prodotti più popolari, le fumetterie di molti titoli ordinano solo le copie che qualche cliente ha già prenotato.
Quindi, chi passa per la prima volta in una fumetteria, anche grossa, anche fornita e con una buona clientela, rischia di non vedere sugli scaffali una selezione rappresentativa delle novità del periodo, che si trovano invece nelle “caselle” dei clienti abituali, i cosiddetti “abbonati”.

Io sono fortemente convinto che il modello economico basato sugli ordini dai cataloghi da parte dei singoli clienti sia superato. Soprattutto il catalogo del distributore come strumento di informazione ha fatto il suo tempo, è un anacronismo, non me ne vogliano le persone che passano il mese a confezionarlo (conto almeno un Amico con la A maiuscola tra quelle persone. Ciao, Max). Con BAO abbiamo imparato a fare informazione in modo più diretto e incisivo, ma il punto è che gli stimoli che diamo al pubblico devono arrivare al bancone della fumetteria. Per un motivo molto semplice: nessun libraio deciderà di ordinare improvvisamente più fumetti perché visitato dallo Spirito Santo e il business delle fumetterie non crescerà mai se non si supera la pavidità di questo periodo, che è pienamente giustificata, ma deve finire presto, prima che il sistema si spezzi del tutto. Storicamente, si esce dai periodi di recessione economica solo facendo investimenti. Noi editori gli investimenti li stiamo facendo. A voi i nostri libri interessano. In mezzo, tra noi e voi, ci sono una struttura distributiva e le fumetterie. Mi farebbe piacere che ci aiutaste a far capire anche a questi signori che ciò che produciamo vi interessa. Si genererebbe un movimento virtuoso che renderebbe molto più fluido ed efficiente il sistema sul quale questo mercato si regge.
Lo so, è un sistema perverso e malato, non è compito vostro assicurarvi che i commercianti abbiano una vasta selezione di articoli da vendere, ma di questi tempi rischiare è difficile, per alcuni improponibile, per cui se non trovate in fumetteria tutto ciò che vorreste è anche colpa vostra, perché non avete fatto capire in modo inequivocabile a chi la gestisce che lo volete.

Questo mese, dei titoli che avevate già intenzione di comprare altrove, ne andate a prendere/prenotare uno in fumetteria, per favore? Badate, vi sto chiedendo di andare a procurarvi un prodotto non necessariamente edito dalla mia azienda in un punto vendita che costa all’editore tra il 50 e il 55% di sconto sul prezzo di copertina di un fumetto. Potrei chiedervi con la stessa enfasi di comprare un fumetto BAO dal nostro shop online, dove il nostro margine sul prezzo di copertina è circa l’80%. Ma a me interessa che il mercato si muova, poi vinca il migliore.
Conosco persone che, anche di questi tempi, sono fiere di avere in tasca una tessera di partito.
Io vorrei che voi aveste quella della vostra fumetteria di fiducia, e che ne foste altrettanto fieri.

Esterofilia portami via (ovvero: gli americani hanno i nostri stessi problemi, ma loro hanno voglia di risolverli)

 

Sì, questa cosa è in una libreria di Los Angeles.

Sì, questa cosa è in una libreria di Los Angeles.

Un paio di settimane fa ho girato qualche libreria di Los Angeles e ho riflettuto sulle differenze tra il mercato librario americano e quello italiano, ovviamente con particolare preoccupazione per quello relativo al Fumetto. Condivido con voi alcuni pensieri, che vorrei poi usare come spunto per altri post, più specifici, nelle settimane estive.
Negli Stati Uniti, qualche anno fa, ha chiuso una delle più grandi catene di librerie, Borders, lasciando il colosso Barnes & Noble egemone nel settore. Le librerie indipendenti sono più o meno sparite, con l’eccezione di quelle legate a specifiche nicchie tematiche del mercato (esoterismo, viaggi, tematiche LGBT). Il pubblico, come da noi, non è terribilmente colto e l’attenzione dei clienti/lettori è da magnetizzare in ogni modo possibile. Più ancora degli incontri con gli autori per i classici firma copie, ormai si cerca di introdurre i visitatori delle librerie alle tematiche culturali, con iniziative specifiche, di concerto con gli editori.

Incontri introduttivi sulla cultura pop alla libreria Barnes & Noble del centro commerciale The Grove di Los Angeles.

Incontri introduttivi sulla cultura pop alla libreria Barnes & Noble del centro commerciale The Grove di Los Angeles.

Un vantaggio che gli americani hanno su di noi è che i personaggi più famosi dei loro fumetti fanno più parte del substrato culturale nazionale di quanto non si possa dire dei nostri. Insomma, è più normale parlare di Spider-Man in una cucina di Tucson che non di Tex in un salotto di Voghera, nonostante il paradosso: ogni mese Tex vende in Italia più copie di qualunque singola testata di Spider-Man negli USA.
I settori dedicati ai fumetti nelle librerie che ho visto sono per lo più mirati ad adolescenti e adulti, con i titoli suddivisi per aree tematiche o universi narrativi e una relativa facilità di consultazione, anche se a un neofita incuriosito dai fumetti quella massa di dorsi colorati non contestualizzati può risultare sicuramente ostica da navigare.
In fumetteria le cose vanno meglio, anche se il settore ha subito forti riduzioni di giro d’affari, negli ultimi dodici mesi (si parla di una contrazione attorno al sei percento). I titolari dei punti vendita sanno di dover fidelizzare i clienti che hanno, e che le “caselle” per ricevere i titoli con un eventuale sconto non sono un’attrattiva sufficiente, quindi cercano di organizzare il maggior numero possibile di eventi, di cui informano i visitatori fin dalla vetrina con appositi calendari, per invogliare a tornare al negozio.

Il calendario degli eventi da Meltdown Comics, su Sunset Boulevard, a West Hollywood, Los Angeles.

Il calendario degli eventi da Meltdown Comics, su Sunset Boulevard, a West Hollywood, Los Angeles.

Non sottovalutano poi i curiosi poco esperti, che magari hanno bisogno di farsi consigliare qualcosa di nuovo da provare, magari ispirati dai titoli che il negozio ha venduto meglio nell’ultimo periodo.

La classifica dei titoli più venduti da Meltdown Comics a luglio 2014.

La classifica dei titoli più venduti da Meltdown Comics a luglio 2014.

La sensazione generale è che, negli Stati Uniti come da noi, si senta un rinnovato interesse per il Fumetto, ma che gli operatori commerciali non abbiano registrato un aumento di richieste da parte della clientela tale da indurli a investire in maggiori ordini, spazi più visibili, iniziative in grado di consolidare l’affermazione del genere nelle abitudini di acquisto dei lettori.
È necessario che la collaborazione tra editori, distributori e commercianti si faccia più stretta, più efficace e più visibile, perché il nostro momento sotto i riflettori è ora, e non possiamo limitarci a essere visibili quando c’è un grande evento legato al fumetto, anche perché a livello mediatico, Lucca non è il Comic-Con International. Altro paradosso, visto che a Lucca ultimamente ci va più gente che a San Diego.

End of a Comic-Con from BAO Publishing on Vimeo.

E quando le luci della fiera si spengono, noi dobbiamo continuare a splendere.

Nei prossimi giorni ragioniamo sul come.