Pensare il libro, dal soggetto all’oggetto

Dico sempre che quando mi informano che abbiamo ottenuto i diritti di un libro cui ambivamo sono felice come se avessi guadagnato qualcosa di prezioso. La verità è che di solito ho guadagnato per lo più il dovere di farne un bel libro. E non è una cosa scontata.
Nel Fumetto ancor più che nella narrativa in prosa è sempre più evidente che l’oggetto che si tiene in mano è importante almeno quanto le parole e le immagini che contiene. Voglio farvi un esempio pratico.
Quando a inizio primavera Vanna Vinci è entrata per la prima volta nella nostra redazione, abbiamo cominciato quasi subito a parlare di un libro che non sarà pronto fino alla primavera del 2016. Qualche giorno dopo, però, Vanna ci ha fatto vedere che l’estate prima aveva realizzato un adattamento letterario per Il Piccolo di Trieste, quotidiano al quale lavora Alessandro Mezzena Lona, responsabile delle pagine culturali molto sensibile al buon Fumetto. Le tavole de Il richiamo di Alma, ispirate all’omonimo romanzo di Stelio Mattioni del 1980, erano così belle che ci è venuta subito voglia di farne un libro. Ma come? Erano meno di trenta, enormi, complesse.

Le tavole de Il richiamo di Alma come apparivano su Il Piccolo nell'estate del 2013.

Le tavole de Il richiamo di Alma come apparivano su Il Piccolo nell’estate del 2013.

Al sottoscritto, nella vita, è capitato per esercizio di dover spezzare con linee immaginarie le tavole domenicali di Winsor McCay. Mi è sembrato subito chiaro che le pagine di Vanna potevano essere tagliate a metà per farne un libro di formato orizzontale. (Tecnicamente lo si chiama “landscape”, ma la cosa interessante è che all’estero quel formato è detto “all’italiana”.)
C’erano problematiche di ogni tipo: alcune vignette scavalcavano la linea mediana virtuale che avevo deciso di visualizzare sulle grandi pagine pensate per il giornale. Non volevamo effettuare un rimontaggio, perché si sarebbe perso il ritmo narrativo pensato da Vanna per la storia. Per fortuna lei si è subito detta disponibile a disegnare nuove vignette per ovviare ai necessari tagli.

Per quanto la storia fosse finita, Vanna ha dovuto disegnare parecchie nuove vignette.

Per quanto la storia fosse finita, Vanna ha dovuto disegnare parecchie nuove vignette.

Ci ha anche dato titoli e scritte per rendere il più possibile omogenea al suo stile grafico la veste del libro. Il che ci ha portati a un problema di natura pratica e commerciale: dopo il periodo del lancio, in cui il libro viene esposto di faccia negli spazi che le librerie destinano alle novità, un volume orizzontale diventa poco pratico da infilare a scaffale, perché sporge, e spesso viene impietosamente reso all’editore, per questo motivo.
Per “verticalizzare” il profilo del libro abbiamo deciso di infilarlo in un “astuccio morbido” il cui profilo simulasse il dorso di un normale volume BAO, con tanto di zoccolo con la testa di Cliff in basso (uno degli elementi che più rendono facili da localizzare i nostri libri sugli scaffali dei negozi).
Quindi, quando abbiamo chiesto a Vanna di pensare insieme a noi alla copertina, avevamo l’esigenza di dare all’astuccio un aspetto che non tradisse il libro che ci sarebbe stato dentro, pur essendo impossibile usare un solo disegno che funzionasse sia in orizzontale che in verticale.

I disegni di Vanna per la copertina e l'astuccio del libro.

I disegni di Vanna per la copertina e l’astuccio del libro.

L’impianto generale dell’impaginazione è stato curato dal grafico Cosimo Torsoli, che ha impostato anche la copertina e l’astuccio.

La copertina del libro è la composizione della figura di Alma sul disegno dello sfondo, per poterne gestire la posizione in base alla grafica del titolo.

La copertina del libro è la composizione della figura di Alma sul disegno dello sfondo, per poterne gestire la posizione in base alla grafica del titolo.

Poi quella vecchia volpe del suo capo, il Senior Designer Lorenzo Bolzoni, ha messo il monocolo da orefice e ha ricostruito segni di matita per i bordi di vignetta modificati, alterando valori cromatici vignetta per vignetta perché le nuove immagini realizzate per questa versione avessero la stessa intensità di colore delle vecchie scansioni realizzate l’anno prima per Il Piccolo.

Vanna e Lorenzo al lavoro sulle tavole del libro.

Vanna e Lorenzo al lavoro sulle tavole del libro.

Intanto, alla Castelli Bolis, veniva realizzato uno “specimen” del volume rilegato (si dice “specimen” quando è bianco, mentre una versione rilegata a mano del libro stampato in digitale per simulare l’effetto finale del volume si chiama “dummy”) per decidere le dimensioni esatte della fustella dell’astuccio. Il tracciato vettoriale della fustella (ovvero delle linee lungo le quali il cartoncino viene tagliato per confezionare l’astuccio) ci è stato mandato perché lo vestissimo con la grafica, e poi il libro è stato stampato.
Lo vediamo oggi per la prima volta, ma l’abbiamo visualizzato fin dal momento in cui abbiamo deciso di realizzarlo in questo modo. Il 10 ottobre sarà in libreria. Ci sono voluti sette mesi per trasformare una trentina di pagine di giornale in un libro rilegato, e credo che facendolo così ne abbiamo allungato la vita di parecchi anni.

Il volume e il suo astuccio, pronti per andare in libreria.

Il volume e il suo astuccio, pronti per andare in libreria.

Ecco, quando il libro arriva dalla tipografia io smetto di sorridere il sorriso che è cominciato quando ci hanno detto che quel libro lo potevamo fare.

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Faccio coming out

Superpoteri che vorrei e la mia opinione sul bicchiere mezzo pieno.

Superpoteri che vorrei e la mia opinione sul bicchiere mezzo pieno.

Ho una confessione da farvi.
Quando scrivete una mail al servizio clienti BAO, la risposta sarà sempre firmata “Cordialmente, BAO Publishing”, ma nel 99,9% dei casi a scrivervi sarò io.
Lo faccio perché solitamente è una mansione che mi prende pochi minuti al giorno, sono quello più esperto qui di relazioni con il cliente, e ho il permesso di prendere decisioni come upgrade di metodi di spedizione, sostituzione di copie fallate, omaggi, sconti eccetera.
Ovviamente nei giorni successivi al clamoroso crash del nostro sito per il preorder della Variant del nuovo libro di Zerocalcare mi sono trovato con un bel po’ di lavoro in più del solito, e sto ancora smistando le mail di chi ha bisogno di essere rassicurato sullo stato del proprio ordine.
Una cosa che mi piace moltissimo è che, pur nel disagio, la maggior parte di chi ci scrive fa i complimenti per il nostro impegno. Io, se dovessi prendermi la briga di scrivere a un’azienda per avere conferma di una procedura che normalmente darei per scontata, non sarei in vena di fare complimenti. Rispondo sempre ringraziando, e sono felice di poter asserire che finora abbiamo risolto con soddisfazione dei clienti (preferisco “lettori”, ma quando mi scrivono per sapere se i loro soldi sono arrivati a destinazione è giusto usare una parola differente) la totalità dei problemi che ci sono stati posti.

Questa mattina ho risposto a un cliente che ci ha dato dei “maleducati”, per non avergli ancora risposto, ma che era piccato soprattutto perché il suo libro non era ancora arrivato. Gli ho spiegato che si trattava di un preorder, e per tutta risposta, appigliandosi solo ancora al fatto che ci avevamo messo troppo tempo per i suoi gusti a rispondere, mi ha dato del “vile anonimo”.
Ora, dubito che quel signore legga questo blog. Ma sono risalito al suo IBAN, e gli ho fatto restituire la somma versata, cancellando il suo ordine. E ora buona fortuna a trovare una Variant di Dimentica il mio nome.
La morale di questa storia è che non siamo tenuti a sopportare qualunque cosa. E anche se lo fossimo, non sarebbe un buon motivo per trattarci male, nemmeno quando il nostro servizio non è all’altezza delle (legittime) aspettative dei clienti. Si può avere davvero sfortuna e offendere uno che è nella posizione di decidere che può permettersi di perdere un cliente per sempre. E comunque se sapessi che un mio dipendente viene trattato in quel modo, lo priverei solo del piacere di rispondere io, per le rime, al maleducato.
Se non si fosse capito, non siamo qui soltanto per darvi la possibilità di leggere ottanta bei fumetti in più all’anno. Vogliamo migliorare le cose, nel mondo del Fumetto. E le buone maniere non sono una cosa poco importante.
Detto questo, prometto che questa settimana finisco di rispondere alle mail dei clienti rimaste in arretrato. Grazie della pazienza e, you know who you are, dei complimenti, che cercheremo di meritare sempre.