
Forse non vi servirà mai una cravatta, lavorando nel Fumetto, ma questo nodo è un Reverse Four in hand. Non si sa mai.
Essenzialmente perché non vi sapete presentare.
Quando scrivete a un’azienda, soprattutto a una che stimate, per la quale lavorereste volentieri, dovete dare per scontato che quando la vostra candidatura arriverà nel loro inbox, non avranno bisogno di voi. Perché un’azienda non funziona, senza una figura chiave per la propria operatività. Certo, potreste sperare che il vostro CV arrivi proprio nel momento in cui si sta creando l’opportunità di lavoro perfetta per voi, ma in questo caso state sperando di vincere alla lotteria, e non è un atteggiamento proattivo o vincente. Insomma, non è un atteggiamento che fa colpo positivamente su un potenziale datore di lavoro.
Però le Case editrici hanno spesso esigenze impreviste di nuovi collaboratori o fornitori. Allora come giocarsela bene?
Se siete traduttori, il vostro curriculum accademico non basta, e la lista dei titoli su cui avete lavorato men che meno. Indicate uno o due lavori di cui siete particolarmente fieri, invitando il destinatario della vostra mail a leggerli. Un titolo più commerciale e uno più intimista e linguisticamente complesso sarebbero perfetti. Non è detto che gli editori andranno davvero a leggere ciò che indicate loro, ma molto probabilmente filtrerà il messaggio che non solo avete lavorato molto, ma ci sono anche cose delle quali siete realmente fieri.
(I CV dei traduttori sono quelli più spesso realmente conservati da chi li riceve per potenziali futuri incarichi.)
Se siete editor, il discorso è più complesso, perché è davvero difficile che una Casa editrice manchi di redattori, ma è anche possibile che sia disposta ad affidare a un esterno la supervisione, perfino l’editing in fase di realizzazione, di un volume. Se questo è ciò che vorreste fare, e l’avete già fatto in qualche occasione, fatevi scrivere delle lettere di raccomandazione dagli autori con cui avete lavorato. Poche righe in cui un autore edito dice “Pinco Pallino è stato molto prezioso nella realizzazione del mio libro Storie della Supercazzola, al quale ha contribuito in questo e quel modo” fanno sicuramente più colpo della mail che tutti ricevono in continuazione e che dice soltanto che vorreste lavorare in redazione.
(Se avete letto “lettere di raccomandazione” e avete capito che trova lavoro solo chi è “raccomandato”, ho una notizia per voi: non siete in grado di fare gli editor.)
Mi spingo ancora più in là? Perfino un tipografo, invece che mandare soltanto una brochure istituzionale della propria azienda, potrebbe arrischiarsi a mandare un preventivo dicendo: “Mi sono permesso di farvi un preventivo-tipo per il vostro libro Storie della Supercazzola, ipotizzando tirature di duemila, tremila e cinquemila copie. Sono sicuro che lo troverete competitivo. In allegato, la brochure che vi spiega perché lo stamperemmo bene.” Ci credete che NESSUNO ha mai fatto così, con noi? Sarebbe il solo modo per essere presi in considerazione, visto che, come immaginerete, non è che non sappiamo dove andare a stampare i libri.
Quello che sto cercando di dirvi, quando vi proponete a una Casa editrice, è che dovete spiccare tra tanti altri aspiranti. La concorrenza è tanta, ma la cosa positiva è che non pare particolarmente agguerrita: se scrivete bene la lettera di presentazione e non ci fate ridere con l’ultima voce del CV (che vi piace la pesca con la mosca non ci interessa. Che secondo voi sia importante che lo sappiamo invece ci preoccupa), avrete quasi sicuramente una risposta e, molto probabilmente, la nostra attenzione.
In bocca al lupo a tutti, soprattutto a quelli che davano già per scontate le cose che ho appena scritto. Al momento non vi stiamo cercando, ma un giorno avremo bisogno proprio di persone come voi.