Qualche dato sulle letture e sui lettori

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(Questa settimana vi devo due post, perché la settimana scorsa ne ho saltato uno. Mentre lavoro, in diverse città, a quello che avevo in canna, ecco qualche dato sul quale riflettere.)

Questa settimana apre a Milano Tempo di libri, la nuova fiera dell’editoria, e dopo la presentazione dell’iniziativa, nella cartella stampa ho trovato un foglio che riporta alcuni dati importanti sullo stato dell’editoria in Italia. Forse sono cose che non tutti sanno, e sulle quali è bene soffermarsi.
L’editoria italiana è il sesto mercato al mondo per fatturato, e l’ottavo per numero di titoli pubblicati (che nel 2016 sono stati 63.608).
Si sono venduti all’estero i diritti di 6.229 titoli italiani, l’anno scorso.
Il mercato vale, a prezzo di copertina, poco meno di tre miliardi di euro all’anno.

Poi arriva il dato al quale non vorrete credere.

I lettori di libri, nella popolazione dai sei anni d’età, sono il 40,5% del totale.

Due domeniche fa ho preso la metropolitana per andare al supermercato. All’arrivo, ho visto una scena che mi ha fatto riflettere. Una donna cercava febbrilmente qualcosa nello zainetto mentre, oltre i tornelli, il marito con passeggino le chiedeva: “Che succede?” Lei ha risposto: “Non trovo più il biglietto.” E lui, perplesso: “Oh, bella. Eppure l’hai timbrato poco fa!” Tra lei e lui, sui tornelli, in bella vista, la scritta ripetuta più volte USCITA LIBERA, che indicava il fatto che in quella stazione non è necessario timbrare il biglietto a fine viaggio. Lei guardava in quella direzione, ma non aveva alcuna intenzione di leggere quella scritta, che pure le avrebbe risolto un problema.

Ecco, quella signora fa parte del 59,5% di persone che incontrate ogni giorno che non legge un libro. Mai. Le ragioni per cui non le sembri importante – al punto che sta disimparando a leggere perfino la segnaletica, le istruzioni sugli apparecchi, gli avvertimenti nei luoghi pubblici – sono la cosa che più mi interessa al mondo, per via del lavoro che faccio, e saranno oggetto di studio di numerosi post futuri, a partire da quello che arriverà a breve, a chiusura del discorso sulle copertine.

Ah, che invece un lettore di libri su quattro non si formalizzi a leggere un ebook invece mi fa molto piacere, perché per quanto sia importante fare libri con cura artigianale, che la sostanza vinca sulla forma è un segnale estremamente incoraggiante.

 

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Costruire una copertina – Seconda parte

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Riprendiamo il discorso sulle copertine, uno dei temi più spinosi in editoria, e ancora di più per i fumetti. Tra pochi giorni ne trarremo qualche conclusione insieme, è un tema emblematico e che ne contiene molti altri. Per ora, venti regole distillate da altrettanti anni di esperienza personale: 

Per gli autori: Dieci cose da tenere a mente quando discuti con il tuo editore la copertina del libro

10) Il compito della copertina del tuo libro è prima attirare il lettore verso il volume e poi rappresentarlo in termini estetici e narrativi.
Questo pensiero non ti piacerà, ma l’arte è il nucleo, la comunicazione è la buccia. E la copertina è la buccia del tuo libro. Pura comunicazione.

9) Non puoi farci stare tutta la trama della tua storia, quindi non ci provare nemmeno. Chi guarda la copertina del tuo libro ancora non lo sa, di cosa parla. Quindi non ti può accusare di essere stato impreciso o incompleto nella rappresentazione della storia in copertina.

8) Cerca di trasmettere con onestà l’atmosfera del tuo libro. Anche perché appena qualcuno lo sfoglierà, se non lo avrai fatto si noterà. E se copertina e interno stridono, non viene voglia di comprarlo.

7) Le copertine in larga parte nere sono belle, ma tendono a sparire tra gli altri libri.
Il nero è fotoassorbente. È fatto apposta per non farsi notare, soprattutto quando opaco. Gli altri libri si vestono come per andare a sculettare al sambodromo e tu sembreresti vestito come Steve Jobs.

6) Le copertine in larga parte bianche sono belle, ma tendono a costringere lo sguardo verso un dettaglio.
Il bianco abbacina, è elegante (se la copertina è plastificata non si sporca nemmeno troppo), ma di quei quattrocento centimetri quadrati che avresti a disposizione per attirare il lettore verso il tuo libro tu hai deciso di disegnarne solo trentasette. E ci fai una piuma. Beige e grigia. Su bianco. Buona fortuna.

5) Come diceva la pubblicità di un noto shampoo, non avrai una seconda possibilità di fare una prima impressione. Domandati qual è la cosa che più ti importa che si sappia subito del tuo libro e disegna di conseguenza.

4) La composizione è importante. Domandati qual è la prima cosa che vuoi che si noti della tua copertina, per gestire l’ordine di arrivo delle informazioni che ti stanno a cuore.

3) Se puoi, cerca di non imitare copertine altrui che ti sono piaciute. Il tuo libro è unico. Si deve capire da subito.

2) Tu conosci il libro meglio di chiunque. Il tuo editor lo conosce quasi quanto te. Dovete discutere della copertina perché attiri persone che non lo conoscono affatto. Dagli numerose alternative, e ascoltalo davvero: è il tuo primo lettore.

1) La copertina non è lì per compiacere te. Ha un lavoro da fare, non glielo impedire perché ti sei fissato con un’idea.

Per gli editor e gli editori: Dieci cose da tenere a mente quando discuti con il tuo autore la copertina del libro

10) Ricordati che nessuno conosce quel libro come l’autore. Ascoltalo.

9) Se l’autore arriva con un’idea precisa, che vuole valutare prima di ragionare di qualunque alternativa, accontentalo: in certi casi sarà l’idea perfetta, in altri servirà a ripartire da un ventaglio di alternative più efficace.

8) Non chiedere mai all’autore di aiutarti a far vendere il libro. La copertina è una membrana selettivamente permeabile che separa l’arte dal commercio. Più lo costringi ad avvicinarsi a quella membrana, più lo traumatizzi. Il tuo compito è che lui del commercio non si debba proprio occupare. Il gradiente osmotico dev’essere dal cuore dell’autore verso il lettore, non il contrario. Il mondo esterno non deve influenzare il lavoro creativo. Non troppo, almeno.

7) Non avere paura del falso ideologico: ti verrà naturale cercare, in tutto il film che è il libro di cui ti stai occupando, il fotogramma perfetto per la copertina. A volte quel fotogramma non esiste. A volte lo devi inventare, e prima di poterlo fare devi convincere l’autore di ogni fotogramma che davvero esiste a essere tuo complice. Sii quindi sempre pronto a motivare tutte le tue idee. Se non sai spiegarle a lui, non riuscirai a spiegarle ai potenziali lettori.

6) Impara ad avere l’ultima parola solo quando la penultima era noiosa.

5) Consultati con tutta la redazione: sei la seconda persona che conosce meglio il libro, quindi sei, come l’autore, troppo vicino alla materia narrativa per essere obiettivo. Fa’ vedere le bozze di copertina a tutti, dai grafici ai commerciali, dall’ufficio stampa alla contabilità.

4) Prima di scartare un’idea di copertina che ti convince solo a metà, chiedi ai grafici di applicare titoli e testi per valutare gli ingombri. Il peso tipografico del testo è una cartina di tornasole: svela le criticità dei disegni più convincenti e a volte salva quelli più deboli.

3) Una copertina che non trasmette tensione, o sospensione tra due momenti di tensione, non emoziona. I disegnatori capaci di emozionarti facendo vedere qualcuno che sta fermo sono pochi. Cerca il movimento, se devi giocare sul sicuro.

2) Quando credi di aver scelto il bozzetto giusto, fallo vedere a qualcuno che non ha partecipato al procedimento di selezione e fatti raccontare la copertina. Se non ti piace quello che senti, ricomincia daccapo.

1) La copertina non è lì per compiacere te. Ha un lavoro da fare, non glielo impedire perché ti sei fissato con un’idea.

Nel prossimo post gireremo il libro e lo guarderemo da dietro. Capiremo molte cose.